Ho ricevuto questa meravigliosa recensione da Jessica Vianini per la mostra presso Orlando&Ofelia:

Linee e narrazione nell'opera di Martina Vanda

20 06 2012 (Libreria)

19 – 21 giugno 2012
Galleria Love and Dissent, Roma
Orlando e Ofelia ospitano la mostra-presentazione di Martina Vanda (www.martinavanda.com)


Il materiale è solo un pretesto, una cassa di risonanza per quell’urgenza di dire e raccontare qualcosa di sé che possa trovare eco anche negli altri. Martina Vanda, autrice e illustratrice nata a Roma nel 1978, presenta Il posto delle fragole, in via di pubblicazione per la casa editrice francese Lirabelle e Je m’en vais, libro selezionato nel 2011 per la Biennale di Bratislava, oltre a diversi disegni e a una selezione di ceramiche. L’artista conta nella sua attività diverse mostre sia personali che collettive, oltre ad una collaborazione con Isabel Olid di cui ha illustrato il libro Estela, grita muy fuerte! che si è aggiudicato il premio Qwerty nel 2009 come miglior libro per bambini.
L’eterogeneità dei materiali e delle tecniche, oltre a dimostrare la versatilità dell’artista, svela immediatamente il suo desiderio di sperimentare le diverse voci e forme che i colori e la materia possono acquisire. E’ attraverso il contatto diretto, a mani nude, che Martina Vanda infonde se stessa nei suoi lavori, donando agli spettatori una duplice possibilità: quella di trovarsi di fronte a un’opera d’arte e insieme di intravedere la trama della sua biografia. Le figure sono colte in tutta la loro spontaneità e inconsapevolezza, un’umanità dal volto disteso. Eppure negli sprazzi azzurri che si aprono, come squarciati, nella pagina, si imbrogliano i fili. La fluidità delle immagini e dei colori si complica nel groviglio di una sciarpa, nelle linee continue della pioggia che cade incessante o nella corsa tremula, eppure senza fine, di un binario. Ostacoli o punti d’appiglio a un mondo che sembra scivolare oltre i palazzi, sfuggire al di là delle pagine. Impigliarsi per un istante tra i rami secchi di un albero prima di infrangersi, come una goccia di caffè, dalla tazza al piattino.
Un’immagine più di tutte sembra dar voce a questo vortice di chiazze e impressioni, tratta dal libro autoprodotto, Je m’en vais: una bambina sorride nonostante il carico opprimente che si porta addosso, una valigia. Grande quanto una casa, piena quanto lo può essere una vita.

(Jessica Vianini)











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